sabato 3 agosto 2013

Sogno o son desta?




Camminavo da sola in una vecchia strada, muta e sorda, assaporando il silenzio che sapeva di quiete. D'un tratto le nubi che coccolavano la luna decisero  di allentare la presa, concedendomi una carezza di luce sopra le onde dei miei capelli increspati. Fino a cadere ad un passo dalla mia vista serena, portandola a posarsi sopra un fagotto che, nascosto in un angolo, si muoveva agitato. Mi avvicino tranquilla senza paura pur senza toccare, per prudenza dovuta. Mi sbuca una testa, una testa piccina che mi guarda curiosa. "Chi sei, donzella, che attraversi la via del silenzio?" " Non sono nessuno, passavo per caso e ho trovato la pace che desideravo da tempo, non posso?" Mi guardava guardinga ma senza parlare, così richiesi decisa per aver conferme: "Non posso passar dentro la quiete, è perché  t'appartiene? E' la tua quiete? Non voglio rubarla voglio solo assaggiarla, è peccato?"
"Di parole ne ho poche, sono tutte sepolte per questo è silenzio di calma che non va sciupata, avanza veloce e rispetta all'estremo perché questo silenzio non è senza tempo"...
Allora lascio il fagotto e la testa piccina e mi avvio, ora inquieta verso un uscio socchiuso. La luce all'interno era multicolore,  il silenzio era forte, con un odore intaccato...
Ed ecco una scala che nel ventre mi porta, urla convulse mi strappan la quiete, atroce la fiamma che le avvolgono strette ma a me, nel passaggio, neppure mi vede, le guardo bruciare sotto i miei occhi straziati, son solo parole che ardono al vuoto, son quelle parole quelle che nessuno mai vorrebbe ascoltare.

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