mercoledì 26 giugno 2013

Lenzuola di seta

Lasciava intendere che tutto facesse parte di un gioco. Non specificava mai però qual'era il suo vero pensiero. Sembravamo pedine sopra una scacchiera fatta di seta, che spesso faceva inciampare sopra le grinze, precipitando sempre, comunque, sul morbido campo fatto di piume.
Senza accenni alcuni di inutili parole ci si affrontava diretti in quegli incontri fatti di mani decise sopra la pelle bramante. E poi si cadeva, troppo spesso per lasciar indefinito lo scontro. Nel tacito assenso tutto scivola, è l'inciampar che rende l'obbligo di definire. Così tentai di definir la regole del gioco, mettendo dei punti precisi a distender la seta, ma allungava la mano e buttava i miei punti lasciandoli sopra un pavimento ricoperto da un colorato tappeto. E disse:
"io non sto giocando!"
E riprese l'incontro fra mani.
"Se non stai giocando, allora che stiamo facendo?"
"Ti prendo la mano..." Disse, prendendomi davvero la mano per appoggiarla sopra il suo petto dal bianco colore.
"E poi?" Gli chiesi lasciando scivolar la mano abbronzata dal calore di agosto.
"E poi cosa?.... Lasciamo che il silenzio accompagni il nostro ansimar fra gli scacchi. Non v'è alcuna ragion di spiegar cosa siamo, lascia che sia il corpo a parlar di ciò che desidera, senza porre confini che neanche vogliamo che esistano. Tutto ciò che vien dopo è solo ciò che ora, ancora non è successo"....

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